finally at home

finally at home per casa pm: progetto d'interior per la realizzazione di un nuova abitazione unifamiliare a Sesto San Giovanni

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Finally at home, progetto d’interni realizzato per CASA PM, racconta con quelle tre semplici parole il desiderio di personalizzare e rendere propria un’abitazione appena acquistata: alla base di tutto c’è quella voglia di provare l’insieme indescrivibile di sensazioni che si hanno quando si varca la soglia di casa, quel un senso di protezione, sicurezza e quiete che raramente si può trovare altrove, quel sentirsi finalmente a casa.

Le nuove residenze di via Campari, progettate nell’ambito del recupero dell’area ex Campari, curato da Mario Botta e Giancarlo Marzorati, sono l’eccezionale l’involucro di CASA PM: gli ambienti interni si presentavano come una perfetta tabula rasa, un white cube di infinite possibilità progettuali, sul quale è stato particolarmente interessante intervenire dal punto di vista dello studio del colore e dell’illuminazione. Ogni ambiente della casa è stato analizzato nella propria composizione spaziale e distributiva, osservando attentamente le caratteristiche dell’illuminazione naturale ed artificiale, per proporre una gamma cromatica che permettesse di trasformare visivamente gli spazi con un segno distintivo.

Qui proponiamo alcune riflessioni spaziali e schizzi di progetto, nell’attesa di completare i lavori e poter finalmente dire finally at home.

slows and sounds

slows and sounds: progetto urbano e di design per la realizzazione di elementi segnaletici sonori e decorativi

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Slows and sounds non è altro che un sistema di “bande sonore” messe a punto da bellinelliarchitetti: è una composizione di strisce modulari in rilievo, non diverse da quelle che normalmente si trovano in commercio costituite da materiale plastico oppure vernice bi-componente, unite a segni grafici.

Prendendo spunto dai lavori di Urban Sound, che raccontano i suoni propri di città e paesaggi, l’obiettivo del progetto è quello di trovare un espediente per indurre il rallentamento dei veicoli, trasformando il rumore fastidioso tipico delle strisce in rilievo, in suoni piacevoli: le note musicali sono state convertite in spazi tra gli elementi in rilievo, in modo tale che dalla loro composizione, al passaggio delle ruote, si producano melodie.

I segni grafici così formati possono comunicare, indicare un punto, segnalare un momento, evidenziare e suscitare curiosità: la superficie monolitica dell’asfalto diviene come una lavagna su cui scrivere.

senti le mucche

senti le mucche: progetto urbano e di design per la realizzazione di una fontana pubblica attraverso il riutilizzo di un abbeveratoio delle mucche

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Senti le mucche è un progetto che racconta il possibile riuso e riciclo di un abbeveratoio da trasformare in fontana pubblica.

Alcune riflessioni sull’uso originario dell’abbeveratoio e sui luoghi in cui si sarebbe dovuta collocare la fontana pubblica sono alla base del progetto: la vasca è pensata per dissetare le mucche quando sono al pascolo e quindi generalmente è posizionata nel prato; il sito di installazione della fontana era in origine parte integrante di un promontorio che incorniciava un antico santuario, mentre allo stato attuale è un piazzale asfaltato di grande passaggio pedonale, punto di partenza, transito e arrivo di diverse passeggiate nel bosco.

Il progetto prevede quindi di ripristinare una porzione di quel bel promontorio a prato, collocandovi al centro la vasca/fontana: il nuovo “pascolo” fatto di erba, margherite e ghiaia, rompe l’asfalto e si riappropria del suo spazio; l’acqua viene fatta sgorgare attraverso due grandi tubolari in ferro, modellati e intersecati sulle curve di un’animale nell’atto di abbeverarsi; a completare la composizione alcuni campanacci creano l’occasione per i bambini e adulti di giocare e far rivivere i suoni del pascolo.

Il prato, l’acqua, il suono delle campane rievocano l’immagine delle mucche alpine, che non perdono occasione di osservarci con il loro sguardo buono e ascoltarci con l’orecchio attento: vecchie immagini e suoni dimenticati ricompaiono e per tutti lo spazio diventa funzione, gioco e memoria.

il nido

il nido: progetto di architettura per il restyling esterno di un'abitazione unifamiliare

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Il nido è il nome che abbiamo scelto di dare a questo intervento di sopralzo e ampliamento in facciata di un edificio esistente. Si tratta non solo di un’occasione per ripensare la casa e le azioni che in essa si svolgono, in modo da adeguarla alle nuove esigenze, al carattere e ai gusti della famiglia a cui appartiene, ma anche per mettere in atto quegli accorgimenti che consentiranno alla casa di mantenere il suo valore di mercato nel tempo.

Funzione, semplicità e ironia sono gli strumenti per risolvere le problematiche riscontrate, a partire da quelle legate all’illuminazione naturale e alla protezione dagli agenti atmosferici, fino allo studio di flussi e percorsi, all’analisi delle viste per garantire la riservatezza e permettere più azioni: accogliere, rilassarsi al sole, giocare in giardino, guardare il cielo stellato, osservare i fiori e gli alberi, ascoltare il vento e gli uccelli, respirare il profumo delle stagioni, studiare e lavorare all’aria aperta, darsi del tempo.

Quando abbiamo scelto di ispirarci all’immagine del nido, non è stato solo per collegarci all’idea della famiglia che in esso abita, ma per riprenderne le forme: è così che le falde del tetto si piegano a “becco” per accogliere meglio i raggi del sole, mentre alcuni “rami d’albero” reggono la nuova copertura e diventano, a seconda dei casi, camino esterno, pluviale, luce concentrata. Lo spazio viene dilatato in avanti ed verso l’alto per quanto concesso, trasformando i limiti in spunti di progetto.

il gigante seduto sulla collina

il gigante seduto sulla collina: progetto di architettura per dare nuova vita a una residenza storica di pregio

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Il gigante seduto sulla collina è uno splendido edificio che aspetta una nuova opportunità per rivivere. Risalente agli inizi del ‘900, il fabbricato è situato a Fino del Monte, un piccolo Comune all’interno del paesaggio bergamasco della Val Seriana, non distante dal massiccio della Presolana.

Per quanto riguarda le superfici commerciali, l’edificio si compone in:
+ seminterrato da 200,00 m²;
+ unità abitative da suddividere su tre piani per un totale di 600,00 m²;
+ terrazzi, portici, logge per un totale di 90,00 m²;
+ sottotetto da 180,00 m²;
+ autorimessa e/o annesso accessorio da 35,00 m².

Lo studio bellinelliarchitetti ha svolto un’analisi di fattibilità, nella quale si è previsto un intervento di riqualificazione con la suddivisione dell’edificio in tre unità abitative di prestigio, senza modificare l’involucro esterno e demolendo solo i tavolati interni. Funzionalità, praticità ed emozione al fine di conservare e suddividere equamente per ogni unità tutti quegli elementi di interesse, quali il portico, la loggia e la veranda, permettendo anche a tutte di ricevere il massimo soleggiamento possibile.
bellinelliarchitetti rimane a disposizione degli eventuali interessati per fornire ulteriori informazioni.

la rossissima trottola

memorandum la rossissima trottola: riflessioni artistiche

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Timide musiche si lasciano scoprire solo da chi le ascolta, parlano di gioia, di armonia, dolore, passione, attesa… seducono. E’ come se le musiche avessero percorso antichi giardini ricchi di sorprese e affascinate, ne avessero carpito i rumori che lì abitavano. Ora, ticchettii, vuoti d’aria, metalli in movimento trovano nuova vita. Posso sentire parole e grida di molti uccelli, sibili, battiti, corde tese e contrappesi …dell’acqua percossa, del vento, della neve che si appoggia al suolo. Nella mente la meraviglia, nel corpo un vento caldo. Dal buio della memoria riemergono pensieri, suoni, odori, immagini vaghe diventati lucciole tra l’erba alta. Riconosco singole espressioni che il tempo ha cresciuto e che ora assumono maggior importanza e peso. Pare di essere in un bosco, con la testa sott’acqua; le musiche risuonano nella mente quasi fosse un primitivo strumento musicale. Mi rivedo premere sopra una rossissima trottola… ad aspettare la comparsa di immagini.
La Rossissima Trottola, [Giuseppe Bellinelli, 2000]

la casa, questa sconosciuta

memorandum la casa, quella sconosciuta: riflessioni di architettura

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Mentre conosciamo tutto del nostro cellulare, della nostra auto o della nostra TV, il più delle volte non sappiamo quasi nulla della nostra casa, che è spesso un “oggetto” sconosciuto: non sappiamo dove scorrono gli impianti, da che materiali sono costituiti i muri o il tetto, se sono pericolosi o meno, non sappiamo cosa c’è seppellito nel nostro prato.
Quando acquistiamo la nostra casa, spesso andiamo alla cieca e ci mettiamo nelle mani del venditore, il quale, se non fosse onesto, potrebbe raccontarci di tutto e noi non avremmo gli strumenti per capirlo. Nella maggior parte dei casi la conoscenza approfondita di ciò che stiamo per acquistare è un mero lusso: non sappiamo come è stata realizzata, non abbiamo certificazioni (se non quella energetica), garanzie sulla durata degli elementi, sulle prestazioni, sui consumi energetici, sulle modalità di intervento. In sostanza quello che manca alle nostre case sono le istruzioni per l’uso.
Gli edifici, anche quelli nuovi, sono spesso costruiti “alla vecchia”: non si adattano ai nuovi bisogni delle famiglie, sono scomodi, talvolta pericolosi, poco funzionali; non sono flessibili per l’uso quotidiano e per l’uso a lungo termine e quindi non si adatteranno ai cambiamenti della famiglia o del lavoro; non sono economici nella gestione e spesso non sono nemmeno conformi alla normativa vigente (figuriamoci alla normativa di domani). La sommatoria di tutte queste carenze comporterà una perdita del valore di mercato di ciò che oggi ci è costato molto, ma che domani non varrà più di tanto.
Il vero problema è che la maggior parte delle persone crede che questo fenomeno sia una normale conseguenza di chi acquista oggi e vende domani. La verità invece è si può e si deve pretendere molto di più da un super-investimento come è quello della casa.
Le nostre case potrebbero essere belle, confortevoli, sicure, flessibili: se ben progettata la casa potrebbe essere fresca d’estate e calda d’inverno (a basso costo e senza condizionatore); potrebbe essere comoda per bambini, anziani e chi ha problemi sensoriali o motori; potrebbe trasformarsi in base alle esigenze della famiglia, ad esempio prevedendo uno spazio indipendente per un anziano che entra in casa o un adolescente che prolunga la sua permanenza in famiglia, oppure ancora per lavorare da casa o per affittarne una porzione.
Le nostre case possono essere personalizzabili, arredabili, silenziose, garantire riservatezza, consumare poco ed essere facili da mantenere: spesso ci si accontenta perché non si sa quello che si può pretendere allo stesso prezzo.

di che giardino sei?

book review: Duccio Demetrio, Di che giardino sei? Conoscersi attraverso un simbolo

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Attraverso la ricomposizione delle immagini, dei ricordi, delle fantasie che costituiscono l’archetipo del nostro giardino intimo ognuno di noi può imparare a conoscere più in profondità se stesso e gli altri. Questo saggio restituisce il giardino alla sua funzione di luogo e produzione del mito. Un mito personale, liberato dalle convenzioni uniformanti della dimensione sociale, per accogliere lo spazio interno e privato della memoria, dell’attenzione amorevole a quel che si è stati, a quello che si sceglie di essere.

Una successione di giardini dipinti nei tempi (il giardino chiostro, il giardino lunare, stanza, urbano, aereo, paesaggio, …) trasporta in lettore nel mondo dell’immaginazione, percorrendo un viaggio interiore della memoria, attraverso il quale si riscoprono suoni e parole cresciute dal tempo. Ci piace pensare che se l’architettura potesse, anche solo in parte, a fare qualcosa di simile, sarebbe senza dubbio un’ottima architettura: raccogli parole, colori e odori e cominciamo a progettare.

prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza… e forse più felicità

book review: Luca Mercalli, Prepariamoci a vivere in un modo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza... e forse più felicità. Un piano per salvarci

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Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. L’autore racconta il suo percorso verso la resilienza, ovvero la capacità di affrontare serenamente un futuro più incerto, e indica il programma politico che voterebbe. Il cambiamento deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane ed economiche (dal consumo d’acqua ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall’orto all’impegno civile).

Un libro intelligente, che ci mostra come la crisi economica ci obblighi ad usare meglio ciò che abbiamo. Da tempo il nostro studio sta svolgendo ricerche per un abitare sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, in linea con quanto sostenuto dalle ricerche internazionali e dall’andamento economico del mercato, che vedono questo modo di concepire l’abitare e il costruire come la via obbligata per affrontare la crisi economica. Chi l’ha detto ad esempio che l’abitazione è solo una spesa? Se la guardassimo in modo un più acuto e lungimirante, vedremmo che esistono strumenti per ottimizzare i costi, ridurre i consumi r diminuire le spese di gestione della nostra casa: se non considerassimo l’abitazione come un oggetto estraneo a noi, lontano, difficile da capire e da controllare, ci accorgeremmo che può essere uno “strumento” al nostro servizio. Uno strumento in grado di mantenere il valore di mercato di domani, in grado di fornirci delle occasioni per una micro-imprenditorialità, per lavorare da casa, per accogliere un anziano che vuole la sua indipendenza, per un giovane che non riesce ad “uscire di casa”.
Abitazione come strumento in grado di accompagnarci nella vita e farci vivere meglio.

atmosfere

book review: Peter Zumthor, Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano

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Ci piace quest’architettura della memoria, dell’impiego preciso e poetico dei materiali, della concretezza, del corpo, delle stagioni, dell’inaspettato, dell’emozione, dell’odore, del cielo, dell’azione, della corrispondenza tra forma e significato, dove una molteplicità di piccole e piccolissime cose danno all’insieme un senso.

“Che cosa mi ha emozionato questa volta? Tutto: le cose, la gente, l’aria, i rumori, i suoni, i colori, alcune presenze materiali, le strutture, le forme. […]. L’architettura è fatta per essere vissuta, per essere utilizzata. […]. Non si lavora sulla forma ma su tutti gli altri aspetti: il suono, i rumori, i materiali, la composizione, l’anatomia, …Quarto: la temperatura dello spazio. Sto ancora cercando di elencare le cose che per me sono importanti nel creare un’atmosfera. […] mi sembra ancora di sentire nella mano la maniglia della porta, quella porzione di metallo configurata a cucchiaio. La stringevo quando entravo nel giardino di mia zia. Mi ricordo il rumore della ghiaia sotto i miei piedi, la lucentezza moderata del legno di quercia lucidato delle scale […] i selciati ricoperti di foglie di castagno in autunno e tante porte che si rinserravano in modo così diverso.”
[cit. Peter Zumthor]